Valle Orco, Parco Nazionale del Gran Paradiso
NOTE TECNICHE |
Partenza: Loc. Balmarossa – Noasca – Valle Orco (TO) – 1.350 m s.l.m. |
Fragno: 1.441 m s.l.m. |
Varda: 1.525 m s.l.m. |
Maison: 1.591 m s.l.m. |
Mola: 1.600 m s.l.m. |
Cappelle: 1.585 m s.l.m. |
Potes: 1.567 m s.l.m. |
Cascata del Roc: 1.567 m s.l.m. |
Borgo Vecchio: 1.598 m s.l.m. |
Tempo di percorrenza: 3 h circa A/R |
Lunghezza del percorso (A/R): 7 Km circa |
Dislivello+ max: 250 m circa |
Difficoltà: T |
Periodo di riscoperta del passato, questo. Siamo sempre più appassionati dalla visita e dall’esplorazione di luoghi in cui si respirano le storie di altri tempi e questa settimana ci dedichiamo alle antiche borgate del Vallone del Roc, nel Parco Nazionale del Gran Paradiso (TO).
L’escursione, una facile camminata, si sviluppa prevalentemente su mulattiera (nel tratto iniziale) e su sentiero molto facile e ben tracciato da paline in legno e tabelle segnavia.
La partenza
Parcheggiamo l’auto in località Balmarossa, sopra Noasca (TO), in Valle Orco, nello splendido comprensorio del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Seguendo l’indicazione per le borgate del Vallone del Roc, ci incamminiamo, verso la prima borgata: Fragno.
Le antiche borgate del Vallone del Roc: Fragno (1.441 m s.l.m.)
Attraversiamo un bosco caratterizzato da terrazzamenti e muretti a secco, che ci accompagneranno lungo tutta la visita nel Vallone del Roc. I muretti, realizzati totalmente senza utilizzo di materiali collanti, semplicemente sovrapponendo le pietre una all’altra, avevano la funzione di contenere gli appezzamenti di terreno sui quali venivano impiantati, in origine, i castagni. Fino ai primi decenni del 1800, infatti, la castagna costituì la fonte principale di sostentamento per la popolazione, prima che diventasse consuetudine coltivare la patata ad uso alimentare. Raggiungiamo, così, la borgata di Fragno, che superiamo, senza addentrarci, proseguendo lungo la mulattiera che la sovrasta e ci dirigiamo verso la borgata successiva: Varda.
Le antiche borgate del Vallone del Roc: Varda (1.525 m s.l.m)
Stiamo percorrendo il Sentiero delle Frazioni Alte e, lasciataci alle spalle la borgata di Fragno, ormai totalmente in rovina e abbandonata, raggiungiamo in pochi munuti Varda. Notiamo che le case, alcune delle quali sono in fase di recupero e ristrutturazione, sono per lo più molto addossate le une alle altre. Un tempo, questa disposizione consentiva di ridurre al minimo l’utilizzo di terreno coltivabile, favorendo così l’agricoltura. Inoltre, negli inverni più freddi, la vicinanza delle abitazioni permetteva di coservare al massimo il calore e, in presenza di abbondante neve, facilitava la comunicazione, la condivisione e la cooperatività tra gli abitanti.
Nonostante il duro lavoro e tutte le precauzioni adottate dalla popolazione delle varie borgate per il proprio sostentamento (la comunità era infatti in grado di produrre autonomamente quasi tutto il necessario), tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’800, a seguito dell’incremento demografico, le risorse iniziarono a scarseggiare.
Questo dette luogo alle migrazioni invernali: gran parte degli uomini, all’inizio dell’inverno, lasciavano la comunità montana per recarsi in pianura in cerca di lavoro. I “mestieri itineranti” occupavano gli uomini delle borgate durante il periodo invernale, prima che tornassero alle loro abitazioni, in primavera, per dedicarsi all’agricoltura. Si trattava, per lo più, di lavori a bassa specializzazione: il venditore di stoffe e sementi, il calderaio e lo spazzacamino. Per quest’ultima mansione, in particolare, erano molto richiesti anche i bambini tra i 7 e i 9 anni che venivano “affittati” per i lavori per cui era necessaria una corporatura minuta come, appunto, la pulizia dei camini.
Mentre sopra le nostre teste volteggiano due aquile, noi proseguiamo la nostra visita alle antiche borgate del Vallone del Roc verso la successiva: Maison.
Le antiche borgate del Vallone del Roc: Maison (1.591 m s.l.m.)
A pochi passi da Varda, leggermente più elevata di quota, si trova la borgata di Maison. Avvicinandoci e addentrandoci tra gli edifici di questa minuscola località, incontriamo la Cappella di San Luigi. Oggi recuperata e perfettamente conservata, questa piccola chiesa costituiva, un tempo, il luogo in cui si riunivano gli abitanti di tutte le borgate del Vallone del Roc per partecipare alle funzioni religiose. Sulla facciata frontale spiccano alcuni affreschi risalenti al 1902.
Oltre alla chiesa, ciò che caratterizza la borgata di Maison è la scuola elementare. La struttura, tra l’inizio degli anni ‘4o e la metà degli anni ’60 era frequentata dai ragazzi di tutte le borgate del Vallone del Roc. E’ impressionante osservare come tutto sia perfettamente recuperato e ben conservato: sono presenti i banchi, la cattedra con i vecchi quaderni, la lavagna e, in una stanzina adiacente all’aula scolastica, la camera con il letto della maestra. Poco distante, un edificio abbandonato è quello che, probabilmente, era una volta destinato ai servizi igienici.
Continuiamo la nostra esplorazione con la borgata successiva, la più alta di quota: Mola.
Le antiche borgate del Vallone del Roc: Mola (1.600 m s.l.m.)
Salendo di pochi metri, ci trasferiamo, ora, alla borgata di Mola, la più alta delle borgate del Vallone del Roc. Qui possiamo osservare come le abitazioni si caratterizzino per l’utilizzo di materiali poveri e a basso costo: legno e pietra. Una distinzione tra gli edifici è data dall’utilizzo degli intonaci e dei colori vivaci per le abitazioni delle persone appartenenti ai ceti sociali più agiati.
Si nota, inoltre, come, a differenza degli edifici delle borgate del Vallone di Bourcet visitate la settimana scorsa, in questa zona l’architettura delle case è composta dalla stalla al piano terra, mentre al secondo livello troviamo i locali abitativi e, ancora sopra, il fienile.
In prossimità della fine della borgata, è presente il vecchio forno comune, dove tutti gli abitanti della vallata si recavano a cuocere il pane. Ci lasciamo alle spalle Mola e proseguiamo verso Cappelle, a circa 300 m di distanza.
Le antiche borgate del Vallone del Roc: Cappelle (1.585 m s.l.m.)
Un’altra caratteristica particolare di tutte queste borgate, compresa quella di Cappelle, dove ora ci troviamo, è la presenza di elementi architettonici comuni, quali la fontana, il lavatoio/abbeveratoio e i crôtin: costruzioni basse, in pietra, con la funzione di cantine/refrigeratori naturali nelle quali veniva fatta scorrere acqua corrente per la conservazione di burro e formaggi. Anche qui, inoltre, osserviamo gli affreschi alle pareti delle abitazioni e i tetti realizzati nella tipica pietra locale, la lôsa.
Siamo quasi alla fine della nostra esplorazione delle antiche borgate del Vallone del Roc e ci stiamo avvicinando alla meta finale: la Cascata del Roc. Ma prima, incontreremo ancora la borgata di Potes.
Le antiche borgate del Vallone del Roc: Potes (1.567 m s.l.m.)
Raggiungiamo ora Potes, un piccolissimo villaggio di poche case, ormai decadenti, collocate nel pianeggiante fondovalle del Vallone del Roc. Qui, tra gli ampi pascoli, in primavera e in estate è facile incontrare molti esemplari della fauna locale: stambecchi, camosci e marmotte.
Di fronte a noi, scrosciante ma, purtroppo, non imponente come sarebbe bello vederla, la Cascata del Roc. Purtroppo le precipitazioni quest’anno scarseggiano amaramente e anche quella che potrebbe essere una cascata dalla portata maestosa, deve fare i conti con la siccità.
La Cascata del Roc
Attraversando un ampio pianoro, pochi minuti dopo aver lasciato Potes, siamo al cospetto della Cascata del Roc. Malgrado la siccità di quest’anno, lo spettacolo è indiscusso! L’acqua scroscia lungo la parete rocciosa alta e dalle mille sfumature, gettandosi nel torrente Roc.
Tra scatti fotografici e un panino, ci godiamo un po’ il sole prima di concludere la nostra giornata con l’ultima borgata, Borgo Vecchio.
Le antiche borgate del Vallone del Roc: Borgo Vecchio (1.598 m s.l.m.)
Lasciataci alle spalle la cascata, riprendiamo la strada verso Potes e, in prossimità del ponte sul torrente Roc, deviamo a destra, attraversando il ponte per giungere, salendo di qualche decina di metri, a Borgo Vecchio, l’ultima borgata prima di riprendere la via del ritorno.
Poco resta di questa borgata: un paio di edifici ormai crollati e, sulla cima di un’altura, la Chiesetta di Sant’Antonio, questa, invece, recuperata.
Per il rientro, è possibile concludere la camminata chiudendo un anello che passa per le successive borgate di Fregai, ormai costituita da rovine, e Pianchette, borgo oggi completamente restaurato e abitato. Noi riprendiamo a ritroso il percorso di andata, riattraversando le borgate incontrate precedentemente e, in poco più di un’ora, raggiungiamo l’auto.
Se vi piace rivivere i ricordi e respirare l’atmosfera delle vite dei nostri antenati, immaginandone i volti e le azioni quotidiane, vi consigliamo assolutamente questa facile e gradevole passeggiata adatta a tutti.
Di seguito le foto e il video per poter ammirare con i vostri occhi ciò che resta delle opere e delle fatiche di queste ammirevoli genti; memorie di un tempo genuino, fatto di solidarietà, condivisione e, probabilmente, sorrisi e gentilezza oggi rari e quasi dimenticati…
Grazie se avete letto fino qui. Alle prossime avventure!
Di seguito il percorso su mappa 3D
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